Prima del match tra Udinese e Juventus, intervista a Giampaolo Pozzo nell’auditorium del Bluenergy Stadium per la consegna del premio “Totalmente FVG”, istituito da Banca 360 FVG. Il riconoscimento viene attribuito al paron come tributo alla sua carriera imprenditoriale e ai risultati raggiunti fuori e dentro il campo con l’Udinese. Queste le sue parole durante la chiacchierata con il giornalista economico-sportivo del Sole 24 Ore Marco Bellinazzo.
Mi è venuta in mente un'allegoria, una quercia con radici profonde nel territorio, ma con ramificazioni che vanno al di là dei confini. Incomincia tutto dalla Freud.
"Sono nato qui in Chiavris, che è a Udine e già mio padre e mio nonno avevano una piccola officina in viale Tricesimo. Erano artigiani, lavoravano per le segherie, per il mondo del legno. Da lì ci siamo trasferiti di fronte al Là di Moret e ci siamo espansi. Abbiamo poco tempo però, ci sarebbe tanto da raccontare. Riassumendo, io sono friulano doc, radicato, sono andato in giro per il mondo ma tornando sempre a Udine. Tentazione di spostarmi? No, è una regione che va valorizzata e lo stanno facendo l'attuale giunta regionale lo sta facendo, è un piccolo continente, da ragazzo andavo anche d'estate sul Monte Canin a sciare, poi andavo a Lignano a fare il bagno".
Un riconoscimento al lavoro fatto dall'Udinese per far conoscere il territorio ovunque.
"Sono orgoglioso, abbiamo dato anche noi un piccolo contributo in questo, il Friuli Venezia Giulia si meriterebbe più di quello che ha. Però credo i nostri politici stiano valorizzando ora molto questo aspetto. Ho girato il mondo, l'avvocato Campoccia ricorderà che siamo stati a Shangai circa 20 anni fa per una fabbrica, abbiamo girato il mondo ma sempre rientrando".
L'Udinese viene poi da lei portata in Serie A dopo i problemi dei primi due anni e ormai da 30 anni è stabilmente in A. Però da quando lei cede l'azienda per concentrarsi sull'Udinese questa diventa veramente all'avanguardia dalla ricerca dei giocatori fino allo stadio, tra l'altro senza a supporto una legge per gli stadi.
"Il fatto che io sia entrato nell'Udinese è stata una cosa casuale, era in un momento difficile, dovevo dare una mano in una cordata con altri impendritori, non ho voluto neanche fare il presidente perché mi sentivo provvisorio. Poi una volta organizzati bene a me piace il calcio, mi diverte vedere l'Udinese giocare, però c'era bisogno di una figura per le questioni societarie. La Freud ha avuto la fortuna di trovare la Bosch, una società multinazionale ma atipica, c'era qualche garanzia in più per quanto riguarda la continuità aziendale e ho quindi la soddisfazione di aver lasciato un'azienda che ha una continuità e delle migliorie. Nel calcio quando siamo entrati la situazione sembrava drammatica con la penalizzazione e gli altri problemi. Volevamo tentare subito di recuperare i 9 punti di penalizzazione ma con 16 squadre e 2 punti a vittoria era quasi impossibile, senza ci saremmo salvati. Siamo retrocessi, abbiamo fatto una serie di risanamenti, puntando a rifare anche lo stadio".
Il calcio non è più quello che ha conosciuto lei, al di là del discorso imprenditoriale ha una preferenza tra il modo di fare calcio che c'era ai suoi inizi e a come si fa invece ora?
"Anche il calcio è in evoluzione permanente, una volta i calciatori erano tutti locali, adesso nello spogliatoio si parla in inglese. Bisogna prenderne atto, è cambiato tutto ma come sta cambiando un po' tutto il mondo".
Un investimento top è stato il Watford, con una promozione dalla B inglese alla Premier arrivano circa 200 milioni di euro:
"Beh questo magari arriva alla fine del percorso (ride ndr). Anche oggi l'Udinese ha una partita difficile, anche se andrò tra gli spalti convinto che vinceremo (ride ndr)".
E' rimasto in contatto con qualche giocatore del passato?
"Diversi, con Di Natale ho un rapporto particolare, lo voleva la Juventus, è venuto da me in ufficio dicendo che voleva rimanere qui rimanendo fino in fondo. E' ancora legato all'Udinese
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