Nel giorno del suo 84esimo compleanno, Gianpaolo Pozzo è tornato al suo posto: in tribuna d’onore, circondato dall’affetto della famiglia e dai volti più cari. Al suo fianco, come sempre, i figli Gino e Magda, la moglie Giuliana, i nipoti. Una giornata speciale, di festa intima e riservata, ma che – agli occhi di molti – ha avuto anche il sapore di un addio silenzioso, quello del presidente più longevo della Serie A al timone del club che ha guidato per quasi quattro decenni.
Nessun coro, nessuno striscione, nessuna retorica: soltanto un lungo applauso, sincero, da parte del pubblico friulano, che ha salutato con calore e gratitudine l’uomo che ha scritto la storia moderna dell’Udinese. Un “grazie” che non ha bisogno di didascalie. Il sorriso sereno del patron, inquadrato dalle telecamere, è sembrato il miglior contrappunto a un momento denso di significato.
Mentre la squadra lottava in campo – come promesso – anche in dieci contro undici, in tribuna si respirava un’aria diversa. Di fine, più che di inizio. Come sempre, però, la famiglia Pozzo ha affrontato la domenica con il rigore della programmazione. Già nelle ore precedenti alla gara, il figlio Gino aveva riunito il padre e i collaboratori in un’intensa serie di incontri operativi, in un clima di lavoro che poco aveva a che vedere con i toni celebrativi.
Perché la trattativa con il fondo americano va avanti, sotto traccia ma in modo costante. L’accordo preliminare è a un passo dalla firma e, salvo imprevisti, il closing potrebbe arrivare poco dopo la fine del campionato. Il piano sul tavolo prevede la cessione di circa l’80% delle quote, con la famiglia Pozzo che resterebbe azionista di minoranza e garante della continuità per almeno i prossimi tre anni.
Il presidente Gianpaolo, in questo contesto, potrebbe assumere un ruolo onorario, ma solo se la governance sportiva restasse legata alla famiglia. Se invece il fondo deciderà di inserire propri uomini e un nuovo assetto decisionale, anche il patron sarebbe pronto a farsi da parte completamente.
Sarebbe la fine di un’era lunga quasi 40 anni. Sotto la guida di Gianpaolo Pozzo, l’Udinese è passata dalla Serie B ai sogni d’Europa, ha raggiunto la Champions League, ha partecipato stabilmente a competizioni internazionali e ha costruito uno stadio di proprietà tra i più moderni in Europa. Ha fatto scuola con il modello della scoperta e valorizzazione dei talenti, diventando un punto di riferimento per tanti club medio-piccoli in Italia e non solo.
Ma il calcio è cambiato. E con lui anche gli equilibri economici, le dinamiche di mercato, la forza dei grandi fondi e delle proprietà estere. La stessa Udinese che negli anni ‘90 pescava perle sconosciute in Sudamerica o in Africa, oggi deve confrontarsi con una concorrenza globale e algoritmica. Ed è per questo che l’ipotesi dell’addio non è più un tabù, anche per un uomo che all’Udinese ha dato tutto, e che probabilmente ne resterà il più grande tifoso anche dopo. Forse senza più sedersi al suo posto in tribuna, ma con lo stesso sguardo fiero di chi sa di aver trasformato un piccolo club in un’eccellenza calcistica.
Se quella contro la Fiorentina è stata davvero l’ultima partita da presidente per Gianpaolo Pozzo, è giusto dirlo senza enfasi, ma con il rispetto e la gratitudine che si deve a un uomo che ha cambiato per sempre la storia del calcio a Udine. Grazie presidente. E buon compleanno.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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