Manca sempre meno all'appuntamento più importante della stagione dell'Apu Udine, che nella giornata di domenica 13 aprile avrà la prima occasione per ottenere la promozione diretta in Serie A1. Di fronte ai bianconeri, però, ci sarò proprio Rimini, seconda in classifica e che proverà a fare lo sgambetto ai bianconeri cercando di riaprire il campionato. Il coach dei romagnoli Sandro Dell'Agnello ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di LNP, nel corso della quale ha affrontato molte tematiche riguardanti la gara del PalaCarnera.
Il pareggio non esiste, la sua RivieraBanca Rimini domenica gioca ad Udine per vincere. E riaprire il campionato di A2, salendo a -2 e col 2-0.
“Chiaro, ci vogliamo provare con tutte le nostre forze. Se vincono loro giustamente festeggeranno. Se vinciamo noi avremo ancora una speranza. Sappiamo bene due cose. La prima è la consapevolezza che sono primi e per questo molto forti: nello sport è il massimo stimolo che si può avere per batterli. La seconda è che siamo la squadra col migliore record di vittorie in trasferta”.
Siete anche stati anche quelli per più giornate al primo posto in classifica, 27 turni. E questo ha abituato male più d'uno.
“Ricordo l’obiettivo dichiarato in estate: fare i playoff. Raggiunto a quattro turni dalla fine in un torneo di A2 incredibilmente livellato come questo. Poi succede che in tutto il girone di andata ne perdiamo una e così facendo siamo andati al di fuori dell’ordinario. Creando un’aspettativa sproporzionata rispetto al nostro valore”.
Poi arriva febbraio, tre sconfitte consecutive di cui due in casa. E quindi il mondo social, una parte di esso va detto evitando l'omologazione, sentenzia “Rimini non vuole salire”.
“A febbraio sono accadute a Rimini le stesse situazioni che più o meno hanno toccato tutte le altre squadre: infortuni e momento di chiaro calo psico-fisico. Abbiamo perso lì il primato. Quindi si sentenzia “è crisi”. Invece la nostra stagione resta non buona, ma straordinaria”.
Però uscite male anche dalla Coppa Italia, pesante -28 con Cividale e le sconfitte in fila diventano quattro. Lei dichiara: “Non siamo mai stati questi, quelli delle ultime settimane. C’è una causa ed un effetto, penso di aver individuato il problema. E lo risolvo”.
“E’ stato un messaggio di consapevolezza e di tranquillità, pure se è stato inteso al contrario. Fortunatamente sono in una Società che non vive di schizofrenia, abbiamo analizzato il momento non ottimale, ed ho spiegato che l’avrei risolto”.
Cosa si nascondeva dietro quelle parole?
“Nulla di eclatante. Gli infortuni erano il motivo principale di quello scadimento di forma generale. A chi poteva giocare ho dovuto tirare il collo. Chi si è fermato, non si poteva allenare. Il gruppo è diventato clamorosamente disomogeneo. Qualcuno è andato in difficoltà, passando dal 40% al 15% da 3. Ai giornalisti di Rimini ho ricordato il Mr. Wolf di Pulp Fiction. Mi hanno portato un’auto sporca di sangue nel baule. Bene, si prende un secchio, acqua, una spugna e si pulisce”.
A Bologna era il 14 marzo, Rimini in crisi ma pur sempre seconda in classifica a -4 da Udine. Come oggi.
“Il dato negativo ha sempre il sopravvento. La vera forbice è stata arrivare a quel -4 dopo essere stati primi a +6. Ma non è vero che Rimini non vuole salire in A. Né che non ha voluto intervenire sul mercato. Luca Conti è arrivato e ci darà una mano. Un altro preso a caso non avrebbe avuto alcun senso”.
Appena un mese dopo ecco la striscia aperta 5-0, con in mezzo partite complesse a Rieti ed Avelino. E, passati sottotraccia, due viaggi non agevoli andata e ritorno, da 1700 chilometri in 6 giorni. Gare vinte con grande autorità. Ma, forse, innescate dalla vittoria con Pesaro, probabilmente anche per i vostri tifosi la sfida giusta al momento giusto per far ripartire la macchina.
“Lettura corretta. Perché se ne avessimo presi 15 quella sera ci saremmo dovuti sedere al tavolo e dire “ed ora cosa si fa?”. Invece da Pesaro in poi ne abbiamo giocate una più bella dell’altra, ed in appena quindici giorni”.
Cosa è successo allora negli appena sette dalla pessima prova contro Cividale?
“Una settimana dura, da testa molto più bassa del solito. Orecchie comprese.Lavoro e silenzio. Palestra e video. La vittoria su Pesaro ci ha ridato un grande slancio”.
Cos’ha Udine più di voi, oltre al +4?
“Sono stati i più continui. E' il vero merito. Ne hanno presi 20 a Livorno, ma il down è durato una partita. E' successo solo a loro”.
Le statistiche: molto simili in tante voci, come racconta l’indice di valutazione. Di Udine è l’attacco più produttivo della A2, da 3 punti tirate meglio voi, loro lo usano di più. Udine va molto decisa al rimbalzo d’attacco e sono quelli che perdono meno palloni.
“Forse noi abbiamo più dimensioni in attacco, loro hanno una batteria di tiratori clamorosa e che in questo momento è in grande fiducia. E se sbagliano, tirano di nuovo. Nelle ultime gare viaggiano a 38 tentativi di media da 3 e 28 da 2”.
Vi accomuna che in nessuna delle due avete giocatori da 30 minuti.
“Assieme a Cantù hanno il roster più lungo di tutte. Noi ruotavamo a nove, ora con Conti siamo saliti a dieci. Siamo profonde, ed in caso di situazione falli complessa o giornate storte, ci sappiamo autotutelare”.
Anthony Hickey si ferma o si limita?
“E’ un razzo, difficile pure da limitare. Si può provare evitando che vada a spalmare la pericolosità diffusa, che sale a cinque potenziali tiratori da 3 quando i lunghi sono Da Ros e Johnson”.
E se dovesse preparare una partita contro Rimini cosa dovrebbe fare?
“Non ve lo dirò mai”.
Sul +6 avete pensato seriamente al primo posto? E non è che, quando avete smesso di farlo, ecco che è tornato matematicamente raggiungibile?
“Difficile dirlo. Quello che so è che nelle due-tre settimane di problemi, compresa la stanchezza, ci siamo di botto dimenticati di quanto di buono, molto, avevamo fatto fino a quel momento. E quindi dovevamo semplicemente tornare a fare noi stessi. A giocarcela”.
Avrebbe firmato per essere a -4 dalla vetta o a +6 sulla terza?
“E' uno scherzo? Per tutte e due. Qui la decima-undicesima può vincere il campionato. Quando avremo le otto dei playoff inviterò a trovarne una più forte delle altre. O più debole”.
La pressione domenica l’avrà solo Udine?
“Siamo onesti: per non salire serve un loro suicidio, a tre turni dalla fine. Per noi è necessario vincerle tutte e tre, a loro ne basta una”.
"Rimini non ha nulla da perdere” è un concetto ambiguo e deviante: entrambe avete da vincere, e da perdere.
“Concordo. L'unico spartiacque è che se domenica perdiamo loro sono in A. Con merito e faremo i complimenti”.
La seconda classificata, che sarà testa di serie numero 1, vivrà i playoff da delusa? Essere seconda è un obiettivo sfumato?
“Non vale per noi. Perché è da agosto che lavoriamo per l’obiettivo playoff ed il desiderio di arrivarci al meglio della condizione. Nessuna urgenza di promozione né smania di vincere subito. Quindi, nel caso, nessun contraccolpo. Forse poteva capitare ad Udine, Pesaro, Cantù, Brindisi. Quelle che erano state date per l’obiettivo della promozione diretta”.
Ipotizziamo che lo scontro diretto non fosse risolutivo. Avrete poi un calendario simile, seguiranno due trasferte complesse con voi a Bologna e Udine che va a Pesaro. Poi la chiusura in casa, voi con Nardò, e la perfida Torino di questi tempi ospite al Carnera.
“Una alla volta: Ad Udine è gara da 1x2. Ok, togliamo l’X. Poi ne riparliamo”.
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