Gokhan Inler, responsabile dell'area tecnica dell'Udinese è stato ospite ai microfoni di Radio TV Serie A. Diversi i temi trattati dal dirigente della squadra friulana, che ha parlato così.
Passi subito dal campo alla scrivania: cos'hai portato con te in questo nuovo ruolo?
"Questo nuovo ruolo è iniziato velocemente. Dal primo Luglio ho iniziato ufficialmente ed è stata una bellissima cosa. I ragazzi hanno bisogno di un sostegno e dell'esperienza che ho avuto durante il mio percorso. Adesso è sicuramente un lavoro diverso da quando ero in campo, è un altro mondo. A me piace perché c'è sempre da fare. Ho sempre avuto l'obiettivo di dare il mio contributo ai ragazzi per renderli mentalmente pronti, perché alla fine conta solo la partita. Il mio compito è risolvere il punto di domanda del mister e dei ragazzi".
Il fatto che tu abbia giocato molto aiuta nel tuo ruolo di interlocutore con la squadra?
"Per me è fondamentale stare vicino a loro. Prendere le informazioni giuste per agire, per capire se ci sono momenti positivi o negativi da risolvere. Sono uno che è cresciuto tanto ma una cosa che avevo forte già in campo era la voglia di vincere, e questa cosa mi aiuta a trasmettere questo desiderio ai ragazzi. Per loro è un inizio e l'Udinese è una società dove c'è l'opportunità di fare un bel calcio".
Svizzero di cittadinanza turca, debutti molto presto in Svizzera. Il calcio svizzero è un calcio che si è evoluto molto?
"In Svizzera ci sono tante persone come me, arrivate dalla zona dei balcani. Io però sono nato in Svizzera perciò ho una mentalità un po' svizzera. Questo mi ha dato un DNA preciso che ho portato nella mia carriera. Nella Nazionale svizzera abbiamo tanti bravi ragazzi e giocatori forti come si è visto negli ultimi 15 anni. Per me è fondamentale questa cosa perché la Svizzera dà tante garanzie".
Arrivi a Udine a 23 anni, cosa rappresenta questa piazza come ambiente per un giocatore che vuole crescere?
"Udine è una piazza per i giovani ma abbiamo anche giocatori più esperti. Abbiamo un bel mix, secondo me questa Udinese sta migliorando sempre di più, anche a livello di strutture e di analisi di dati tecnici, tattici e fisici. Mi fa piacere portare la mia esperienza a loro, anche perché ho giocato qui. Può essere ci sia meno pressione rispetto ad altre piazze, ma l'Udinese è un marchio importante, non è un caso che sia in Serie A da 30 anni. La pressione dobbiamo crearla noi assieme ai tifosi per vincere ogni partita. Non accetto che la gente venga qui solo per passeggiare. Voglio aiutare i ragazzi a fare una carriera vincente".
141 presenze e 6 gol, con tre tecnici diversi. Se dovessi parlare di loro, cosa ti è rimasto del loro insegnamento?
"Ho avuto belle esperienze con tutti gli allenatori che ho avuto. Marino curava sempre le cose, con lui avevamo tante competizioni. Per lui non è stato facile perché siamo arrivati in tanti nuovi insieme. C'erano 30/40 giocatori e c'era tanta competizione, In tre ruoli avevamo circa 11 giocatori. Ho cominciato a giocare con lui ed è stato molto importante. Con De Biasi siamo stati circa due mesi, non troppo, ma era sempre energetico. Guidolin era un pignolo, curava ogni dettaglio e anche io sono uno così. Lui si è ambientato bene e poi si sono visti anche i risultati".
Leggendo i nomi di quella rosa si nota anche quello di Alexis Sanchez, che tu ora hai ritrovato nell'Udinese di oggi.
"Io e Alexis siamo cresciuti insieme, lui è un vincente, vuole sempre vincere e ha fatto una bellissima carriera. Non molla mai è questa è la cosa che mi piace di lui".
Com'era l'Inler calciatore? Eri destro o sinistro? Perché poteva esserci qualche dubbio.
"Io sono un destro naturale ma con il sinistro facevo più fatica. Quando giocavo con gli amici cercavo di usare solo il sinistro per migliorare. Quando provi a giocare con il piede più debole vedi e pensi in maniera diversa. Mi sono allenato tanto anche con il muro per migliorare con tutti e due piedi. Mi allenavo anche sui tiri, di destro, di sinistro, da lontano. Tanti tiri ogni giorno e questa è diventata una mia forza. Guardavo anche i portieri che avevo di fronte ma la cosa più importante era concentrarsi sul far uscire al meglio i tiri, perché durante le partite non c'è tanto tempo per pensare. Mi allenavo perché appena trovavo spazio provavo a calciare perché quella era la mia forza".
Tu fai un percorso che ti porta dall'Udinese al Napoli: è un altro mondo, ma che mondo è?
"Napoli è una piazza caldissima. Loro vivono per il calcio. L'aspetto più importante è quello mentale. Io ero più in casa a concentrarmi e a riposarmi, cercavo di prepararmi al meglio perché ogni partita contava per vincere. Li ho avuto Mazzarri e Benitez come allenatori. Mazzarri è scatenato, lavora molto sulla tattica e curava tantissimo i dettagli. Quando sono arrivato mi ha aiutato tanto per inserirmi nella squadra. Benitez cura anche tanto le statistiche e i numeri. Anche lui è programmato come uno svizzero si può dire. Anche da lui ho imparato tante cose".
Con il Napoli vinci due Coppe Italia e una Supercoppa e hai ottenuto la cittadinanza onoraria.
"Vincere trofei dopo Maradona in quel di Napoli per me è stato spettacolare, e anche aver ricevuto la cittadinanza onoraria è stato un onore e un orgoglio il segno che ho lavorato nel modo giusto. Ho dimostrato con carattere che si può ottenere anche questi premi".
Tu hai fatto parte anche del Leicester che vinse la Premier League ribaltando ogni pronostico.
"E' stata una storia bellissima. Avevo parlato con Ranieri prima di andare lì perché anche a quella squadra serviva un leader da accompagnare al gruppo e mi ha convinto ad andare li. Ho visto e imparato il calcio in un'altra maniera, giocando poco. I ragazzi che giocavano nel mio ruolo non hanno mai mollato, come me. Tutti mettevano il massimo e io davo il mio massimo per aiutare i ragazzi. Io ero più grande di loro e quando loro mi vedevano allenare d alti livelli, loro non potevano mollare. Loro hanno sempre avuto rispetto con me Però alla fine il gruppo ha vinto. Nonostante abbia vissuto il calcio da fuori e abbia perso la Nazionale, in quell'anno ho avuto comunque l'opportunità di vincere questo trofeo".
Parlando di Nazionale, nel 2014 la Svizzera raggiunge la sesta posizione nel ranking UEFA, con Hitfeld come Commissario Tecnico. Ti senti di dire che avete alzato il livello di questa Nazionale?
"Avere un allenatore come lui per la Svizzera è stato un grande colpo. Ci ha dato grande forza per giocare anche divertendoci. La sfida al mondiale contro l'Argentina è stata fantastica, peccato che non siamo riusciti a vincere. Poi parliamoci chiaro: Messi non si è vista tutta la partita ma l'ultima azione che lui fa.. un fuoriclasse. E' stata una bella esperienza, peccato per la sconfitta ma è il Mondiale è stata un'altra cosa".
L'ultimo capitolo di Inler giocatore è in Turchia, con diverse esperienze, una specie di ritorno alle origini per te. Che mondo è quello di Istanbul?
"E' davvero un altro mondo, si parla di venti milioni di persone in una città. Ogni partita ha grande pressione. Meno sul piano tecnico e tattico, ma molto intenso a livello fisico. Le tifoserie sono caldissime, è stata una bellissima esperienza".
La tua Udinese è una squadra con una precisa identità, quali sono i vostri obiettivi?
"Il mister ha il suo stile. La squadra all'80% è simile all'anno scorso, abbiamo preso qualche giovane di prospettiva. L'anno scorso è stato complicato per tutti ma siamo ancora qui. Una società come l'Udinese merita di essere qui in questa posizione. Il nostro obiettivo è creare un DNA preciso, stiamo lavorando ogni giorno per stabilire la mentalità giusta e vincente. Il lavoro c'è e i giocatori anche, ma l'asticella bisogna alzarla. Non mi piace la comfort zone, anche quando perdi devi essere positivo e affrontare le cose subito. Così si va avanti e si crea un ambiente diverso. Lo scouting è la forza dell'Udinese e ora vedendola da dirigente capisco molto questa cosa. E' un lavoro accurato, è molto importante perché alla fine arrivi su punti veramente precisi prima di acquistare un giocatore. Il club si alimenta con questa caratteristica, si investe quando siamo sicuri. Ringrazio sempre il Presidente per questo e sono contento che possiamo collaborare sempre assieme".
Autore: Mirko Mauro / Twitter: @mirkomauro95
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