Incompiuta: otto gare nelle quali la squadra si fa riprendere e talvolta ribaltare nei minuti finali di gara, dimostrando di non riuscire a mantenere il piglio mostrato per ottanta minuti nel quarto d'ora finale.
Impalpabile: a Bergamo la squadra gioca un'amichevole davanti alle solite centinaia di (facinorosi) tifosi al seguito, altroché gara a rischio!, tanto che il mister decide, ad un certo punto, di togliere il migliore dei suoi per tenere botta. Ufficialmente dichiara di aver voluto cambiare il piano-gara: da quel momento, in effetti, non si scavalla manco la linea di centrocampo.
Incompresa: detti 'sex' al mercato estivo (Payero, Lucca e non solo mi parevano giocatori di livello), assegno un 'quater' a quello terminato pochi minuti fa in cui gli acquisti sono tre: Giannetti, a Udine da fine 2023; Abankwah, di ritorno dal prestito al Charlton dove ha disputato un paio di spezzoni; il giovane Di Leva. Punto. In compenso sono usciti tanti giocatori, alcuni in prestito (Pafundi), altri in prestito mascherato (Masina...), altri infine a titolo definitivo. Camara, 'il nuovo Walace' di luglio, ha visto il campo solo nella gara di Coppa Italia disputata contro il Cagliari. È un nuovo eroe 'Carolo', auguri a lui.
Auguri a noi: la squadra andava puntellata, anche se qualche collega mi rimprovera una certa podos-insipienza: 'la rosa è eccellente e non merita la posizione in classifica', mi sbraita come fossi un povero ragazzo neanche della Via Gluck.
Avrei voluto sommessamente ricordargli che le posizioni di rincalzo considerate 'meritate' sono come i detenuti visti in alcuni film americani che si considerano colpevoli: quasi nulle. Stasera il direttore sportivo del Sassuolo, Carnevali, sosteneva come alla sua squadra mancassero otto punti rispetto a quanto meritato sul campo. Detto che uno di troppo se lo ritrova grazie alla trincea bianconera dopo un'espulsione, diciamo sette. Quindi se tutte le avversarie hanno otto punti in meno di quanto il campo avrebbe detto, la classifica è reale.
La mia è un'iperbole, suvvia, permettetemela: ma io, forse sono il solo?, penso che la graduatoria della Biancanera sia veritiera. Sarà mica causa dell'avversaria se al tramonto delle partite l'Udinese si incupisce, si intristisce, si terrorizza, si accartoccia e prende gol? Scivolando, non lasciando correttamente in fuorigioco l'avversario, uscendo a vuoto o prendendo rete da cross, giocando a pallavolo in area; 'you name it', scegliete voi.
Tutto questo quando al Friuli si appropinqua il Monza di Galliani e Palladino, già squadra-miracolo della scorsa stagione, oggi galleggiante fra un posto al sole e il liquame dei bassifondi; l'Udinese ha l'obbligo di vincere, e non sarà facile. Per l'avversaria? Anche; in particolare perché tutto il bianconero sembra essersi fossilizzato: stessi giocatori, quasi sempre stessi cambi, stesso modulo ma quello ormai è un 'signature brand' aziendale, un ritmo lento che neanche il maestro Gàmbara... 'Giochi al baseball? Ma sei americano? No, sono stanco di guardare l'Udinese'.
Eppure anche in questo campo grigio, dalle poche sfumature, amante deluso di un allenatore che ricordavamo coraggioso, allenatore che avevamo difeso all'inizio della sua seconda avventura in Friuli, rimaniamo inguaribilmente romantici ed ottimisti; oggi con un amico ricordavamo com stupefacente esattezza, sulla rete sociale di prammatica, le date di Udinese-Samp e Udinese-Monza del 1979. Malati? Sicuramente. Però quella luce, quei profumi, quei rumori ci rimarranno sempre nel cuore e nella testa. Decisamente più modesti i ricordi recenti: non voglio neanche perdere tempo a dare responsabilità di sorta, avete già tutti capito.
Cosa? Che se ogni benedetta domenica (o sabato, o lunedì) siamo lì a soffrire, ad offrirci olocausto della noia o della delusione, non è perché fra trent'anni ci ricorderemo molti di questi pedatòri come oggi ripensiamo ai nostri beniamini di qualche anno fa. Lo facciamo perché di questi colori siamo appassionati: 'ucciderti non posso', diceva il babbo al figlio discolo qualche decennio fa.
Ultimo capoverso dedicato al fattaccio-Maignan. Non voglio ritornare su quanto successo, quel che penso l'ho detto e ridetto e di certo non difendo chi, magari obnubilato dalla rabbia o dalle rivalità, ha causato un tam-tam mediatico che ha rivestito risvolti grotteschi, nascondendo la necessaria analisi sociologica dietro un perbenismo giornalistico che, come un abito grigio, va su tutto.
Non torno nemmeno sul dispositivo della sentenza originale che parlava di mancata dissociazione del pubblico dagli epiteti lanciati dalla 'banda dei cinque' (questo arriva solo ai più agée), quando la fede della stragrande maggioranza del pubblico era più vicina a Mike che a Okoye. Va così.
Una cosa però la voglio dire: spero i tifosi, anche i 'curvajoli' riposizionati in altri settori, dimentichino quanto hanno subìto ma non quanto successo: facciano un tifo caldo, appassionato, per la loro squadra.Non sono verginella e ho un piccolo, grande passato da dimenticare; nel 2024, però, lasciamo perdere colori di pelle, eruzioni vulcaniche, varie ed eventuali.
Oppure no: fate quello che volete: ma sappiate che la decisione del dottor Mastrandrea non farà giurisprudenza. Non per tutti: in uno stato dove uccidere un bambino vale quattro anni di domiciliari notturni, dove i 'distinguo' sono parte necessaria ancorché non sufficiente per dare una sentenza, aldilà di bene e male, interpretando il codice e i bacini d'utenza, qualcuno sarà punito, altri no.
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