Totò Di Natale è stato un pezzo importante per la nostra Serie A, ed è stato soprattutto un grande giocatore nella storia dell'Udinese - dove per dodici anni ha fatto sognare i tifosi. 

Sesto miglior marcatore della storia della massima serie italiana, con due titoli da capocannoniere all'attivo, Di Natale ora è a capo del Donatello, dove si è posto l'obiettivo di dare ai giovani e ai bambini che si approcciano al mondo del calcio pieni di speranze i giusti messaggi per non far mai spegnere quella scintilla. 

In un intervista alla Gazzetta dello Sport, Totò ha raccontato il suo presente e ha fatto anche un tuffo nel passato, ricordando le sue imprese e da dove è partito. 

Gli piace soprattutto raccontare l'inizio della sua storia, che l'ha portato ad Empoli in giovane età:"Il primo viaggio in treno, da Castello di Cisterna a Empoli: da solo. Avevo tredici anni, ho avuto la fortuna di incontrare uomini che mi hanno formato - penso a Lorenzo D'Amato prima; poi a Fabrizio Corsi, a Giampaolo Pozzo - e mi hanno consentito di diventare ciò che sono stato". 

Ai giovani preferisce dare consigli pratici, per navigare in un mondo non sempre semplice e per fare in modo che non si facciano condizionare da nessuno:"Siate ciò che volete essere, evitando di dare ascolto - ma calcisticamente - ai familiari, perché chiunque pensa di avere un Maradona in casa. Divertitevi, impegnatevi, allenate il talento se ce l'avete oppure immergetevi nella fatica: vi farà bene". 

Il Donatello per lui è un club romantico:"Nel 2013 si trovoò in difficoltà, mi chiamò Simone Ronco e mi tirò dentro. Ora sono il presidente di un azienda piena di sentimenti e con una sessantina di persone che si industriano affinché si possa costruire qualcosa, anche una speranza".

Tornando indietro negli anni, poi, viene ricordato in particolare il 2010. In quell'anno Di Natale segna ventinove gol ed è per la prima volta nella sua carriera capocannoniere in serie A. Al tempo venne contattato da diversi club: Napoli, Juventus, Fiorentina e Manchester City. Ma la sua carriera è continuata a Udine: aveva da poco rinnovato con il club friulano e non aveva assolutamente intenzione di tradire l'accordo appena trovato. In seguito non si è mai pentito di tale scelta: lui voleva chiudere la sua carriera a Udine e così è stato. 

Dopo il ritiro dal calcio giocato ha anche pensato alla carriera di allenatore, per poi virare su altro:"Per un po' ho pensato di fare l'allenatore ma 20 anni di ritiri sono stati più che sufficienti. Poi ho visto negli occhi dei bambini, qua, la speranza. Non so cosa io possa dar loro, se non qualche suggerimento". 

"A me non piace raccontarmi. Sono fiero di essermi realizzato, vorrei accasedde a qualcuno di questi ragazzi adesso per avvertire quel senso di appagamento di averli in qualche modo aiutati. Noi adulti dobbiamo avere il dovere di inviare i messaggi giusti". 

Conclude riflettendo sul fatto che il calcio attuale appare diverso da come lo ha vissuto lui, ma non vuole pensarci troppo perché ad oggi si sente un ragazzo che si è tuffato in questa sua nuova esistenza, circondato da fanciulli. 

Sezione: Gli ex / Data: Ven 31 gennaio 2025 alle 09:47
Autore: Stefania Demasi
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