Con l’inizio degli anni 2000 la Juve è arrivata spesso a Udine per acquistare nella costosa gioielleria dei Pozzo. Il primo pezzo pregiato fu Vincenzo Iaquinta. Doveva andarsene già alla fine del 2006 nell’estate in cui diventò campione del Mondo nella notte di Berlino. Rimase altri 12 mesi per poi fare le valigie alla Juventus dove dopo un paio di stagioni da protagonista ha cominciato a incappare in guai fisici. Per lui l’Udinese incassò 12 milioni. Simone Pepe e Marco Motta. La Juve è venuta a pescare a Udine per rinforzarsi sulla corsia di destra. Ha funzionato con Pepe, prima che Simone un paio di anni fa cominciasse il suo lungo calvario per un infortunio che solo qualche settimana fa sembra essersi completamente risolto, non altrettanto con Motta che è stato mandato in prestito in giro per l’Italia (Catania, Bologna, Genoa) e che adesso e a Torino ma in cerca di una sistemazione. Un bel pacchetto di milioni (pagati a rate) è entrato nelle casse bianconere nell’estate del 2012.

La Juventus di Conte, fresca del titolo di campione d’Italia, ha rafforzato la sua rosa puntando sulle doti di maratoneti di Isla e Asamoah: 16 milioni è costato il primo, 18 il secondo (il più caro di tutti). Il cileno, non ripresosi del tutto dall’infortunio al ginocchio subito a febbraio contro il Milan, non è mai riuscito a entrare nelle grazie di Conte. Completamente diverso il feeling che si è instaurato tra l’ex allenatore juventino, oggi ct azzurro, e Asamoah. Il ghanese, che a Udine faceva la mezzala e copriva le spalle ad Armero, ha saputo riciclarsi con ottimi risultati da esterno nel 3-5-2. Anche Allegri lo ha confermato in quella posizione prima dell’infortunio al ginocchio. La scorsa estate è arrivata la sesta cessione illustre dell’Udinese alla Juve, quella di Max Pereyra. Sul taccuino del ds Marotta e del suo collaboratore Paratici ci sono però altri due calciatori attualmente alla corte di Stramaccioni: si tratta di Thomas Heurtaux e di Silvan Widmer.

Sezione: Notizie / Data: Dom 01 febbraio 2015 alle 11:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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