L'uomo del momento in casa Udinese porta il nome di Daniele Padelli, che dopo il ritorno in campo contro il Parma è pronto a candidarsi per una maglia da titolare anche nella prossima sfida di campionato, che vede i bianconeri affrontare la Lazio. L'estremo difensore dei friulani si è raccontato in un'intervista ai microfoni del Messaggero Veneto, nel corso della quale ha affrontato molti temi, legati sia all'aspetto personale sia a quello della squadra. 

Abbiamo esagerato nei giudizi sulla sua partita con il Parma? "Un po' si, diciamo che con il contesto ha fatto si che una prestazione normale venisse enfatizzata. Ho fatto quello che un portiere di Serie A deve fare".

Quando ha saputo che avrebbe giocato? "Due giorni prima della partita. Nell'avvicinamento alla gara ero un po' teso, poi in campo è tutto passato".

Nel calcio c'è un esame ogni settimana. Lunedi c'è la Lazio: "Vedremo chi giocherà. Okoye è tornato a disposizione, se verrà scelto lui sarò contento perchè per un calciatore è sempre bello rientrare da un lungo infortunio".

Dica la verità, la panchina in Coppa Italia contro l'Inter le era rimasta sul gozzo: "Credo sia normalissimo. A bocce ferme ho compreso e in fondo anche condiviso la scelta dell'allenatore".

Che differenze ci sono tra l'Udinese di Guidolin del biennio 2011-13 e quella nella quale è approdato tre anni fa? "La prima era una squadra in cui molti giocatori erano già pronti al top della maturazione, in questa ci sono calciatori con più margini di miglioramento".

Oggi è più difficile andare in Europa rispetto ad allora? "Si, perchè la concorrenza è aumentata. Ci sono molte più squadre che possono inserirsi: Il Bologna, l'Atalanta, la Fiorentina, il Torino. Questo è un campionato molto più livellato verso l'alto, le piccole non sono vittime predestinate quando giocano con le big".

Cos'è successo lo scorso anno? "Ci sono delle stagioni che nascono male e finiscono peggio. Per fortuna siamo riusciti a dare una svolta in extremis. Quando subentra la negatività, poi è difficile invertire la rotta. Dopo la sconfitta di Verona ho pensato davvero male. Diciamo che in trent'anni e una delle due stagioni anomale dell'Udinese, può capitare".

A guardare il valore delle rose, l'Udinese è da decimo posto, quelle che vi stanno davanti sulla carta sono superiori, però? "A inizio stagione ci siamo prefissati un obiettivo, quando lo raggiungeremo lo diremo. Non mi riferisco all'Europa. Adesso siamo in salute, giochiamo bene a calcio e dobbiamo cercare di cavalcare quest'onda senza porci limiti e senza avere paure o stress".

In una stagione ci sono delle svolte, il gol del 3-2 di Bravo al Venezia lo è stato. È cosi? "Si, ma potrei citarne altri. E quando gli episodi sono positivi non arrivano mai per caso, significa che vai a cercarli attraverso un atteggiamento positivo di squadra".

Perchè a 30 anni ha scelto di fare il secondo? "In realtà quella certezza l'ho avuta solo quando sono andato all'Inter. Ma l'ho vista come un'occasione irripetibile di andare in un top club e ho vinto un campionato".

Il portiere più forte con il quale hai giocato? "Handanovic. Aveva tutto: rapido, esplosivo, forte sia tra i pali che in uscita. Ha vinto meno di quello che avrebbe meritato".

Il ritorno a Udine è stato una scelta di famiglia? "Si, avrei forse potuto ottenere un rinnovo di anno in anno a Milano, solo l'Udinese poteva farmi cambiare idea. Mia moglie Claudia è friulana, abbiamo un bel giro di amicizie, qui il livello della vita è alto anche per i bambini: Diego, ha 8 anni e Rocco 6".

Pensa di restare qui a fine carriera? "È un'opzione forte".

Ma quando arriverà la fine della carriera? "Al momento fra pochi mesi, anche se la testa e il fisico mi dicono di continuare ancora. Ne parlerò serenamente con la società".

Non ritiene un po' riduttiva l'etichetta di uomo spogliatoio? "In parte si perchè comunque io mi sento ancora calciatore. E infatti poter andare in campo nella scorsa giornata è stato gratificante a livello personale. Se sono stato all'altezza significa che mi sono allenato bene":

È esagerato dire che Solet sportivamente parlando vi ha cambiatro la vita? "Lui è un grande calciatore, questo è fuori discussione, ma è entrato in un contesto che stava crescendo".

Un pensiero su Bruno Pizzul: "L'ho conosciuto durante la mia prima esperienza in Friuli. Un'icona del calcio di casa nostra, una voce indimenticabile che mi è entrata dentro".

Sezione: Notizie / Data: Sab 08 marzo 2025 alle 09:15
Autore: Alessio Galetti
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