A soli 17 anni, Simone Scuffet aveva già guadagnato la ribalta nel calcio italiano, tanto da attirare l'attenzione dell'Atletico Madrid, che gli offrì un trasferimento di prestigio. Scuffet, però, scelse di rimanere all’Udinese e di completare la maturità scolastica, una decisione che ancora oggi suscita curiosità e discussioni. Oggi, a 28 anni, il portiere friulano si trova tra i pali del Cagliari e riflette sul suo percorso con la calma e la consapevolezza di chi ha vissuto molte esperienze, positive e negative, e ne è uscito più forte.

"Sì, l’esperienza ti aiuta a gestire le situazioni: se prendi ogni cosa nel modo giusto, la affronti molto meglio", racconta Scuffet in un'intervista al Corriere della Sera, descrivendo il suo attuale stato di maturità. Per il portiere, la strada verso la crescita non è stata lineare, ma è fiero di essere rimasto fedele alle proprie scelte, senza farsi condizionare dalle aspettative altrui. Questa filosofia è forse ereditata dalle sue origini friulane, una terra che, secondo lui, valorizza il basso profilo. "Il carattere non basta per fare le cose ad alti livelli, c’è tutto un lavoro tecnico e tattico che inizia da bambini. Però cercare di allontanarsi dai riflettori può aiutare".

Scuffet ha vissuto una competizione feroce fin da giovane, condividendo il suo percorso con altri grandi portieri italiani come Vicario, Meret, Provedel e Perisan. "Siamo molto amici, ma il livello era davvero alto e la competizione c’è sempre stata: la scelta che fece Vicario di andare a giocare in D perché aveva davanti Meret e Perisan, è stato un esempio di coraggio", ricorda con ammirazione.

Oggi, con il Cagliari impegnato nella lotta per la salvezza, Scuffet riconosce l'importanza del suo ruolo. "Sì, mi piacciono i portieri costanti: ogni punto perso è pesante", afferma, dimostrando la sua attenzione ai dettagli e alla continuità delle prestazioni.

L'evoluzione del ruolo del portiere è stata un altro tema centrale nella carriera di Scuffet, che ha dovuto adattarsi alle nuove richieste, come il gioco di piede: "Il ruolo sta cambiando tanto e bisogna essere bravi ad adattarsi", ammette. Tuttavia, non tutti gli allenatori comprendono appieno le sfide specifiche dei portieri. "Non tutti hanno la voglia di immedesimarsi in un mondo a parte", dice, lodando però Nicola, il tecnico che ha mostrato particolare curiosità verso il lavoro dei suoi numeri uno: "Nicola ad esempio ha grande curiosità, si avvicina per vederci lavorare in allenamento, fa domande. E questo fa bene al nostro ruolo".

Riflettendo sul momento in cui la sua carriera ha preso una direzione particolare, con il famoso rifiuto all’Atletico Madrid, Scuffet si mostra sereno. "Spero che un giorno si riesca. È stata una scelta particolare, volevo continuare il mio percorso a Udine e il giudizio degli altri è stato condizionato dal fatto che l’anno dopo sono rimasto in panchina. Ma in quel momento lì non si poteva sapere", spiega, sottolineando come quella decisione abbia pesato più sugli altri che su di lui: "Più per gli altri che per me. Ma non posso dire che un ragazzo di 17-18 anni viva queste cose a cuor leggero".

Nonostante le difficoltà, Scuffet è fiero del suo percorso. "Non tutti avrebbero fatto le scelte che ho fatto. Ma sono orgoglioso del percorso che mi ha portato qui e spero di migliorarlo ancora", afferma con determinazione, sottolineando l'importanza della dedizione. "Nella vita se uno fa le cose seriamente prima o poi arriva a raccogliere i risultati", conclude, lasciando un messaggio chiaro: "Non bisogna mollare mai, non bisogna tirarsi indietro neanche un giorno, perché una parata, un allenamento, una partita possono cambiarti la carriera".

Simone Scuffet non è più il "baby fenomeno" che stupì il mondo del calcio, ma un portiere maturo, pronto a giocarsi le sue carte e a continuare a crescere.

Sezione: Gli ex / Data: Mer 16 ottobre 2024 alle 08:50
Autore: Giorgia De Marchi
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