È da Valerio Bertotto, tredici stagioni di assoluta fedeltà alla causa bianconera dal 1993 al 2006, che Antonio Di Natale ha ereditato il simbolo dell’uomo porta bandiera nell’Udinese, ed è proprio l’ex capitano delle Zebrette che si è prestato ad analizzare la parabola ascendente di Totò, partendo dai primi “vagiti” – quand’era la riserva di Di Michele o Iaquinta – per arrivare alle evoluzioni tattiche e di gestione che lo hanno fatto diventare l’indiscusso re del gol in Friuli.

Bertotto, chi era Di Natale quando arrivò a Udine?
"Era il classico talento cresciuto con il pallone tra i piedi, quello che faceva dell’estro e della fantasia le sue peculiarità. Ma all’inizio non sfruttava tutte le sue potenzialità perchè si intestardiva in alcune giocate troppo personali. Col tempo invece ha abbinato la tecnica alla concretezza, e per questo dico che se prima faceva gol bellissimi, da qualche anno invece ne fa tantissimi e bellissimi".

È anche vero che nei primi anni a Udine giocava attaccante esterno e non era titolare...
"Verissimo, così come va sottolineato che con Spalletti in panchina ha avuto una maturazione importante imparando a lavorare in un contesto di squadra e potendosi completare in un gruppo tecnico e tattico di primissimo livello".

E se la stuzzicassimo dicendo che Di Natale è arrivato tardi alla ribalta in relazione all’età, lei cosa risponde?
"Che ognuno ha il suo percorso, alcuni esplodono presto e finiscono presto, altri invece iniziano a tardi e a trentasette fanno ancora la differenza, prova ne sia che si faccia fatica a pensare a un suo ritiro in società".

Imponendosi punta centrale Di Natale è esploso, allungandosi anche la carriera.
"Prima potevi metterlo punta esterna, poi dietro, ma a 33 anni, come successe nel 2010, era logico metterlo punta centrale sgravandolo da compiti difensivi, sapendo che se ha un quarto di palla giocabile fa gol".

Secondo lei in quale modulo renderebbe al meglio?
"La tendenza di oggi è il “falso nueve” veloce che non dà riferimenti alle difese. Ecco, Totò ha queste caratteristiche con la prerogativa di saper fare il vero centravanti. Io lo vedrei bene anche in un 4-3-3 o in un 4-2-3-1 dove il fraseggio a ridosso dell’area avversaria offre più rifornimenti".

D’accordo sulla scelta di Muriel come compagno?
"I giocatori bravi devono giocare assieme, sempre a patto che siano in forma, però".

Sezione: Notizie / Data: Mar 19 agosto 2014 alle 14:00 / Fonte: Messaggero veneto
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @@FDigilio
vedi letture
Print