L'Udinese sta attraversando un vero e proprio periodo di transizione. Lo si intuisce dai tanti cambiamenti in atto, sia a livello di management dirigenziale che di campo. Dopo le amarezze della scorsa stagione e una salvezza conquistata soltanto all'ultima giornata, la società ha deciso di apportare un taglio netto al passato e di ripartire con un progetto tecnico completamente rinnovato. 

Conseguenza diretta di ciò è stata la scelta di non rinnovare il contratto di Roberto Pereyra. Il Tucu, dopo una vita trascorsa in bianconero, ripartirà dall'AEK Atene, dove tra l'altra avrà la possibilità di tornare a disputare una competizione europea (la Conference League) che mancava dai tempi della Juve. Che il rapporto fosse ormai giunto al capolinea lo si era capito da tempo. Già la scorsa estate fu di tira e molla, con l'argentino ad aspettare fiducioso la chiamata di una big (sedotto e abbandonato dall'Inter) e l'Udinese ferma sulle sue posizioni, per poi ritrovarsi soltanto a settembre più per necessità reciproche che per desiderio. Capitano e guida, punto di riferimento assoluto nonostante qualche acciacco di troppo (con il Lecce in campo su una gamba sola), Pereyra ha messo indubbiamente la sua firma sulla salvezza. Per quello che ha dimostrato resterà nella storia del club friulano e probabilmente il Friuli resterà la sua casa anche in futuro avendoci ormai messo radici profonde ma questo è stato il momento giusto per dirsi addio. 

L'Udinese perde comunque non solo un giocatore di qualità, ma anche un punto di riferimento nello spogliatoio. Sommata alla cessione di Walace, la separazione con il Tucu, lascia un vuoto significativo in termini di esperienza e leadership che va al più presto colmato. È evidente la società deve intervenire sul mercato per inserire in rosa anche un giocatore di comprovata esperienza che possa guidare i giovani in campo e nello spogliatoio.

L'Udinese vanta una delle rose più giovani della Serie A, con giocatori promettenti che potrebbero diventare un domani dei campioni (vedi Pizarro). Tuttavia, la gioventù porta con sé inevitabili lacune in termini di esperienza e capacità di gestione dei momenti. In un contesto così, è fondamentale avere in squadra figure che abbiano già vissuto problemi e sfide che il campionato di può porre di fronte e che sappiano come affrontarle.

Inserire un giocatore di esperienza nella rosa non è solo una questione di equilibrio tecnico, ma anche di crescita personale e professionale dei giovani talenti. Un leader esperto può insegnare come gestire i periodi difficili, mantenere la calma sotto pressione e motivare i compagni. Questo ruolo non può essere sottovalutato, soprattutto in una squadra che ambisce a consolidarsi.

Il mercato offre diverse opzioni per l'Udinese. Un nome su tutti, Alexis Sanchez. Il Nino rappresenta a tutti gli effetti l'innesto ideale ed è per questo che Gino Pozzo si è fatto avanti con decisione. Per la società non si tratta solo di scegliere un buon giocatore, ma qualcuno che incarni valori di dedizione, professionalità e leadership. La decisione finale, come vi abbiamo raccontato, ora spetta al cileno.

L'inserimento di un giocatore con queste caratteristiche nella rosa non è solo un'opzione, ma una necessità impellente per garantire stabilità e crescita. Con il giusto innesto si potrà non solo colmare il vuoto lasciato da Pereyra, ma anche creare un ambiente favorevole allo sviluppo dei suoi giovani talenti. Un punto di riferimento, un simbolo, per tutti, tifosi compresi. 

Il futuro prossimo dell'Udinese passa attraverso scelte ponderate e strategiche. Un leader in campo può fare la differenza tra una stagione di sola transizione e una di successo.

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 11 luglio 2024 alle 12:36
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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