Inizia il viaggio nella storia dell'Udinese: non sarà una semplice sequenza cronologica degli avvenimenti principali ma un'avventura che ripercorrerà momenti, situazioni, partite, persone che direttamente o indirettamente resero particolare e importante la crescita del club friulano, dalla sua nascita fino ad oggi. Riporteremo le testimonianze di chi ha vissuto in prima persona o, attraverso racconti tramandati, la storia della squadra di Udine, una delle più longeve in Italia.
Il primo capitolo sarà dedicato al luogo simbolo dell'Udinese: lo Stadio Moretti. Ora giardino pubblico, una volta era denominato Campo Polisportivo Moretti. Progettato nel 1919 ed inaugurato nel 1924, era il cuore pulsante di Udine dove si viveva la vita quotidiana. Aveva sede una polisportiva con parecchie attività e fu l'inizio dell'era moderna di numerose discipline: ippica, atletica leggera e calcio che era il riferimento principale, motociclismo, tennis, speedway e, a pochi metri un palazzetto per il basket, la pallavolo ed il pugilato. Inoltre era luogo per socializzare e fare amicizie tra udinesi e friulani, circa 50mila persone si davano appuntamento in un mese.
Il grande Bruno Pizzul, giornalista e telecronista lo ricorda così: "Moretti a Udine significa sport, calcio, Udinese e manifestazioni sportive. I miei genitori quando erano fidanzati assistevano alle corse ippiche e tante altre manifestazioni, il calcio era il riferimento principale".
La pista ovale per l'ippica con circonferenza di 840 metri rendeva speciale lo stadio. La stessa pista era usata anche per il ciclismo e nel 1948 ci fu l'arrivo del Giro d’Italia che vinse un friulano, il Conte di Martignacco. Nel maggio 1945, quano la Seconda Guerra Mondiale era al termine, le truppe inglese, tra cui gli alleati neozelandesi e indiani, occupavano ancora l’Italia. Proprio queste presenze permisero di arricchire le discipline che il Moretti ospitava: gli indiani diedero vita a gare di polo mentre inglesi e americani a partite di baseball.
Alessandro Vigevani, famoso professore friulano, scrisse così nel suo libro “Memorie di un fedele del’Associazione Calcio Udinese”: ”Nell’estate del 1925 ebbi i primi contatti con il calcio. Fino ad allora avevo sentito vagamente dire qualche volta dai miei compagni che esiteva un “gioco del football”. All’ombra del muricciolo di cinta, tra un fantasticare e l’altro, tra l’una e l’altra delle letture troppo impegnative, forse, per la mia età di guerre e processi, ecco che mi corse l’occhio ad un titolo de “la Patria del Friuli” che sanzionava la vittoria dell’Udinese sul Parma per 4 a 1. Lessi e da allora ebbi un motivo in più per trepidare per la mia città e per esserne orgoglioso...”.
Passione tramandata al figlio Enrico Vigevani che ricorda così la sua prima volta al Moretti: "Il 22 dicembre 1963 mi portò per la prima volta a vedere una partita qui e per me fu come una prmozione all’età adulta anche se avevo solo 8 anni. Fu Udinese-Foggia e finì 1 a 1, era un campionato che ci portò alla retrocessione in serie C, e quindi fu un campionato triste, ma io sono solito pensare che sono proprio le sconfitte che fortificano i tifosi. Qui si entrava senza nessuno che ti controllasse, non c’era la polizia schierata in assetto di guerra. Era un clima familiare, era un altro calcio, un calcio in cui giocavano prevalentemente giocatori friulani. Quando vedevo un giocatore dalla Liguria o da altre regioni sembrava quasi uno straniero, era considerato come per noi adesso l’acquisto di un giocatore di un’altra nazione”.
Negli anni '50, quindici minuti prima di ogni partita interna dei bianconeri, un aereo, un piccolo Piper biposto, sorvolava Udine e lo Stadio Moretti lasciando cadere il pallone di cuoio con cui le due formazioni si sarebbero fronteggiate.
A bordo dell'aereo Rosanna Ferreghini con il papà che era il pilota. Le regole prevedevano che tutte le partite dovessero iniziare con il pallone nuovo ogni domenica perché, essendo in cuoio, a fine gara si rovinava ed era considerato irregolare a causa del fango e pioggia che lo deformavano. Questa tradizione durò una decina di anni e viene ricordata così dalla figlia del pilota Remo: “Mio papà mi potava con sé su questo aeroplanino, mi affidava la sfera di cuoio e, insieme, decollavamo dalla pista di Campoformido. Ricordo che arrivavamo a Udine da ovest e che dall’alto vedevo questo campo verde circondato da una miriade di testoline. Quando mio padre mi diceva ‘Adesso!’ io lasciavo andare il pallone dal finestrino e, se non tirava vento, centravo il centrocampo tra gli applausi del pubblico”.
Nella sua storia al Moretti, l’Udinese visse un momento di grande euforia quando arrivò ad un passo dallo scudetto e si posizionò seconda alle spalle del Milan di Schiaffino e Liedholm.
Enrico Vigevani descrive così un calcio lontano anni luce da quello attuale: "Sicuramente era un calcio giocato diverso, senza molte interruzioni, senza cambi e se uno si faceva male rimanevi in 10, sicuramente un calcio più naturale e più semplice".
Pizzul ricorda in particolare quell'Udinese che, proprio al Moretti, battè il Milan capolista facendo sognare i friulani: "Io ricordo i vari Selmosson, Menegotti, Bettini, Perissinotto e via dicendo. Era un udinese che pian piano cominciava a prendere coscenza della propria importanza come squadra di club e ha ottenuto anche dei risultati straordinari a cominciare da quel secondo posto alle spalle del Milan, battuto poi dall’Udinese nella partita al Moretti, un cumulo di ricordi che col passare degli anni si arricchisce di un pizzico di nostalgia".
Ecco uno stralcio di una storica telecronaca di quell'Udinese-Milan terminata 3 a 2: "E' un’altra partita adesso per la squadra friulana con questo incidente che la priverà per 45 minuti del portiere Romano. Lo sostituisce il mediano Magli che vediamo deviare abilmente in calcio d’angolo un punizione stafillata di Silvestri e successivamente risparmiato dall’errore di Nordahl che tira in modo da permettergli di respingere di piede. L’Udinese vince l’importantissima partita all’ inzio della ripresa su calcio d’angolo battuto da La Forgia e convertito in un tiro al volo dall’ex rossonero Menegotti…gol!!! I tifosi friulani esplodono in un frenetico applauso che si rinnoverà tre minuti dopo quando Bettini con un’eccezionale prodezza riprenderà da terra la palla respinta dalla traversa..gol!!! Con questo sono 18 per cui Bettini è primo nella classifica cannonieri...All’11’ rientra Romano per cui può tornare al suo posto. Dal 2 a 1 al 3 a 1 il paso è breve, ci pensa La Forgia con un doppio tiro…gol!!!...".
Il giornalista Guido Gomirato, volto noto di Udinese Channel, ci racconta la partita e una delle stelle di quella squadra, lo svedese Selmosson, campione straniero soprannominato "Raggio di Luna" per la biondissima capigliatura: "Era un milan pieno zeppo di fuoriclasse, ebbene l’Udinese non fece sognare solo Udine e il Friuli, ma l’intera Italia calcistica. Fece un’impresa leggendaria battendo il Milan 3 a 2 e portandosi a sole due lunghezze dai rossoneri. Selmosson fu il protagonista di tutta l’annata, giocatore elegante, potente e veloce. Fu il calcio di allora, tutti gli ingredienti del calcio fuorno messi in evidenza dallo svedese. Rimase a Udine solo un anno. Bettini invece fu vice capocannoniere dietro il "pompierone" Nordahl".
Stadio con tantissime discipline e senza il controllo della polizia, ritrovo di festa e socializzazione, partite in cui in seguito all'infortunio del portiere entrava il mediano e para coi piedi, squadre con giocatori locali in cui gli stranieri erano eccezioni: questi sono gli ingredienti di questo primo appuntamento in cui la vecchia casa dell'Udinese, lo Stadio Moretti, è stato il protagonista. Nel prossimo episodio faremo un passo indietro, agli albori dell'Udinese, in tempi in cui la prima squadra bianconera era formata da ginnasti e atleti.
Autore: Manuel Pilotto
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