Sono le 22:21. La Dacia Arena, rattristita per una partita troppo brutta per essere vera, si risveglia per applaudire il suo numero 10, il suo totem. Fa il suo ingresso in campo Antonio Di Natale. Gli fa posto il giovane Bruno Fernandes. Tutto lo stadio canta ed invoca il suo capitano. Lui entra in punta di piedi, senza fare proclami. Fa il suo ingresso in campo semplicemente salutando la gente che lo chiama continuamente. Tutti i riflettori sono puntati su di lui. È il bello ed anche il brutto di partite così delicate. Ci si aspetta sempre che il finale debba essere felice, che l’happy ending sia una costante. Non è sempre così, la vita ce lo insegna continuamente. Ma il calcio e lo sport in generale sono fatti per stupire e per far sognare la gente. Di conseguenza, quando una favola si avvia alla sua conclusione, gli appassionati restano in un limbo, sospesi tra le proprie aspettative e la cruda realtà.

Alla Dacia Arena, la vera svolta della serata arriva al minuto di gara numero 80: Silvan Widmer viene toccato duro in area di rigore. L’arbitro Mazzoleni, contestato duramente dal pubblico di casa nel primo tempo per diverse decisioni discutibili, concede il calcio di rigore. Tutto lo stadio cerca con lo sguardo Di Natale. La platea ha già scelto il suo rigorista. Idealmente, tutti i tifosi prendono la palla e la consegnano a Totò. Il capitano posizione la sfera sul dischetto. Prende la rincorsa. Lo stadio ammutolisce: ecco il timore, la paura che qualcosa possa guastare la festa. E se il portiere Colombi intuisse la conclusione? E pensa se Totò stecca il tiro e calcia sul palo o fuori: sarebbe un peccato rovinare tutto. Ma Di Natale è un campione e non sbaglia nel momento decisivo: conclusione secca, nell’angolino basso alla destra dell’estremo difensore. Colombi resta inchiodato sulla riga di porta. La Dacia Arena esplode, è un tripudio bianconero. È l’abbraccio ideale al capitano, travolto dai compagni festanti.

Nel mio piccolo, mi godo questo momento e lascio che gli ultimi minuti scivolino via senza pressione. Spero, come tutti i tifosi in una reazione dell’Udinese che possa portare al pareggio, un risultato più dolce nel giorno dell’addio. Gli dei del calcio e la grande prestazione del Carpi negano questa condizione ma non scalfiscono la bellezza di attimi così toccanti e commoventi. Totò fa la sua parte: corre, pressa, prova a dire la sua. Al triplice fischio è tempo di ringraziamenti. È il momento di salutare un’epoca storica, l’epopea del mago Di Natale.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 16 maggio 2016 alle 08:00
Autore: Federico Mariani
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