Dopo la vittoria storica contro la RivieraBanca Rimini, il direttore sportivo dell'Apu Udine Andrea Gracis ha rilasciato delle dichiarazioni in conferenza stampa:

“È chiaro che arrivare a questo punto vuol dire che è un qualcosa che è nato due anni fa, però il primo anno siamo stati sfortunati e abbaino imparato tante cose. Adriano Vertemati e lo staff sono stati bravissimi, la proprietà ci ha messo in condizione di lavorare nel miglior modo possibile. È una bella soddisfazione, con un vantaggio importante nei confronti degli inseguitori in un campionato, a detta di tutti, più difficile. Ci sono state tante squadre che si sono rivelati forti, Cividale compresa, per quello dà più valore al percorso. La squadra è solida, tecnicamente ben preparata. Noi in realtà non siamo partiti con questo obiettivo, ma con quello di essere competitivi. Poi ad un certo punto grazie a qualche passo falso degli avversari abbiamo capito dove potevamo arrivare e da quando siamo arrivati davanti abbiamo iniziato a crederci. Abbiamo investito tutte le nostre energie per questo progetto, valeva la pena rischiare e a cominciare da Cremona fino ad arrivare a oggi che l’ironia della sorte ci ha messo di fronte una squadra che avevamo incontrato alla terza di campionato ed è stato un destino ritrovarla. Nel finale i ragazzi hanno dato tutto, i ragazzi hanno mostrato una determinazione incredibile. La proprietà è stata tempestiva nel reagire immediatamente all’acquisizione di giocatori come Pullazi e Pepe: era la nostra volontà chiudere quei due ruoli che erano venuti a mancare con Pini e Stefanelli. C’è del tempo per lavorare, passare dall’A2 all’A1 implica di sistemare una serie di cose. Io credo che non siano più i tempi di andare in America, poi ne parleremo con il presidente. La Serie A è cambiata a livello di fisicità, di rapidità di esecuzione, di versatilità dei giocatori, però direi che forse è l’atletismo che caratterizza la differenza tra l’A1 e l’A2. Secondo me si gioca anche meglio in A2, c’è più coralità perchè con gli italiani è piu facile creare una squadra, con sei stranieri è più complicato: il futuro andrà verso quella strada, pero senza dimenticare che si può giocare a pallacanestro anche in A1. Dovremo guardare in Europa, cercando dei giocatori di esperienza, dovremo cercare di fare meno scommesse possibile, trovando giocatori già consolidati in America. Molti americani guardano a restare a casa proprio, hanno illusione di poter giocare in NBA, probabilmente perderemo giocatori italiani che andranno a giocare là. Il mercato ne risentirà e sarà più difficile farlo, il bacino europeo è il primo a dover essere guardato”.

Sezione: Basket / Data: Dom 13 aprile 2025 alle 21:27
Autore: Alessio Galetti
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