Per la prima volta dopo circa vent'anni di amministrazione Pozzo, l'Udinese registra, nel conto consuntivo chiuso il 30 giugno 2014, un passivo di 12,1 milioni di euro. Un rosso che però non è sintomo di mala gestione ma di una decisone presa dalla Federcalcio che ha intralciato gli affari bianconeri. La macchina produttrice di plusvalenze milionarie e di bilanci sempre in forte attivo, ha dovuto fare i conti con la decisione del governo del calcio italiano di porre fine all’istituto delle comproprietà, cavallo di battaglia della società bianconera. All'Udinese però non si preoccupa nessuno e non è scattato alcun allarme. Il ciclone fine comproprietà infatti è praticamente già stato assorbito dal sodalizio dei Pozzo, tanto che i revisori dei conti prevedono un ampio ritorno all’utile già nel prossimo bilancio. Intanto il rosso “tecnico” è stato ripianato dai milioni accantonati nelle gestioni precedenti. L'Udinese quindi conferma di essre una società soldia, basta dare un occhio al patrimonio netto della società: in calo rispetto ai 67,7 milioni della gestione 2013, ma pur sempre con un numero “pesante”, oltre 52,4 milioni. Questo è il dato che rappresenta la garanzia che la società Udinese ha un futuro roseo davanti.

Il meccanismo dell'Udinese è molto semplice: predenre un giocatore, un perfetto sconosciuto dalle buone potenzialità e controllarne il cartellino e soprattutto la crescita “tecnica”. Senza staccare il cordone ombelicale da Udine. Un esempio? Cuadrado. È appena stato ceduto al Chelsea dalla Fiorentina per 35 milioni, ma l’Udinese era riuscita a controllare l’asso colombiano arrivato in Friuli per pochi soldi anche per il primo anno in viola con la comproprietà, incassando ovviamente una quindicina di milioni. Da fine maggio a fine giugno invece ha dovuto accelerare la risoluzione di quelle in essere. Il caso di Nico Lopez a metà con la Roma è emblematico. L’Udinese ha accelerato l’acquisto per assicurarsi il giocatore, spendendo ovviamente di più del previsto. Insomma, l’Udinese ha perso dei quattrini, ma è pronta a recuperarli con nuove formule come, ad esempio, il prestito con obblgo di riscatto e opzione di riacquisto, esattamente l’accordo stipulato da Pozzo jr con il Verona proprio per il “conejo”. È il caso più significativo che dimostra come nel prossimo bilancio la fine delle comproprietà sarà già un lontano ricordo. E poi arriveranno le plusvalenze, il cavallo di battaglia Udinese. Nel 2014 i milioni arrivati da giocatori ceduti dopo essere arrivati in Friuli a cifre di molto inferiori sono stati 28. Molto dipendende dalla cessione alla Juve e finita a bilancio di Isla e Asamoah e Benatia. Niente a che fare con la pioggia di milioni (92) arrivata l’anno prima per le cessioni di Inler, Sanchez e Zapata, ma un gruzzolo ancora con pochi precedenti in serie A. E destinato a continuare anche nel prossimo bilancio con l’arrivo dei soldi della cessione di Pereyra (che la Juve riscatterà), Basta e Muriel appena ceduto a gennaio. Un fiume di denaro garantito anche nei prossimi anni da un altro numeretto magico, il 37, cioè il valore a bilancio in milioni dei calciatori. Un valore contabile che però già sfonda i cento milioni nel calciomercato, pensiamo a giocatori come Allan o Widmer o Heurtaux. Perchè con le plusvalenze l’Udinese fa girare la “giostra”, affari alimentati dai tre milioni a bilancio per l’impoenente scouting, con monte ingaggi stabile sui 30 milioni e introiti da diritti tv anch’esso attestato sui 36 milioni, anche se leggermente in calo. È vero, mancano i 5 milioni del 2013 degli introiti Uefa e quelli dai botteghini, complice la ristrutturtazione del Friuli, sono molto bassi. L'Udinese quindi alla fine dei conti continua ad essere sana dal punto di vista economico e con grandi potenzialità, ciò grazie anche all'oculata gestione della famiglia Pozzo. Con lo stadio nuovo poi, arriveranno altri introiti e magari anche i top players.

 

Sezione: Notizie / Data: Sab 07 febbraio 2015 alle 11:30 / Fonte: Messaggero Veneto
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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