Friulano per eccellenza, Dino Zoff ha portato lustro alla sua terra natia grazie ai successi sportivi con i club e la Nazionale. All'età di quarat'anni si è guadagnato il titolo di giocatore più anziano a vincere un campionato del mondo, che è stato uno degli argomenti dell'intervista rilasciata dal portiere a TuttoSport. Di seguito le sue parole:

Cosa si prova ad indossare la maglia azzurra?

“Una sensazione diversa. La nazionale rappresenta un passo in avanti nel proprio lavoro, nel proprio percorso. Ti porta comunque una soddisfazione importante. Significa andare avanti, appunto: cioè perseguire un obiettivo nella logica di chi fa qualsiasi cosa e vuole migliorare”.

È dura giocare di fronte ad un tifo critico come quello italiano?

“Ma no, uno non ci pensa, anche perché più che 60 milioni di allenatori, i commissari tecnici poi li fanno i giornalisti (ride, ndr). Più in alto vai, più le partite diventano importanti. Idem per gli avvenimenti. Quindi ti preoccupi di dover far bene. Certo, più turni passi, più consequenzialmente vieni seguito”.

Quanto è importante per un giocatore il sostegno del pubblico?

“Certamente il pubblico ha sempre determinato un aiuto notevole. Quando sei all’estero, almeno allo stadio, non puoi però avere sempre tutti dalla tua parte. Anzi... Resta comunque sempre la responsabilità della partita e del dover far bene anche per i tuoi tifosi. Quelli presenti allo stadio e quelli a casa davanti alla televisione”.

Il mondiale vinto nell’ ‘82 è stato un fulmine a ciel sereno per l’Italia, come lo hai vissuto?
“Ancora di più, a dire il vero, e considerando come tutto era nato, la cosa che mi colpì dopo quel successo fu l’entusiasmo che ne scaturì. Fu davvero una soddisfazione immensa per tutti”.

Che differenza c’è tra preparare una gara dei mondiali e una di club?

“Più o meno è lo stesso se parliamo di gare determinanti in Serie A o di Coppa dei Campioni”.

Gli attacchi ricevuti prima del mondiale hanno smosso qualcosa nel vostro animo?

"Nelle situazioni così, con tutti contro, non ci si trova spesso. Non ne avevamo neanche uno a favore all’inizio. Ce l’avremmo potuta fare lo stesso. Col pubblico c’è sempre la responsabilità del voler far bene. Poi per quelle situazioni in Spagna credo che il segreto sia stato avere un allenatore, Bearzot, bravissimo, come Dio comanda".

Le critiche stanno accompagnando anche la Nazionale di oggi, cosa ne pensi?

"Secondo me oggi è l’inverso. È vero che anche allora quasi la totalità delle persone sosteneva che fossimo delle pippe, ma io oggi credo che l’Italia possa fare bene".

Dove possono arrivare gli azzurri?

"Possono andare avanti. Sono stati bravi a passare il girone all’ultimo momento. Questo è di buon auspicio per la voglia di non mollare e per il destino che ci ha fatto qualificare a tre secondi dalla fine".

Sarà dura contro la Svizzera?

"Nessuna gara è semplice. La nostra parte di tabellone sembra più facile, ma solo sulla carta. Poi il campo stabilirà se è vero, oppure no".

Donnarumma è la stella della nostra Nazionale?

“Il portiere è sempre importante, lui sta facendo benissimo, sin qui il suo apporto è stato notevole".

Sezione: Notizie / Data: Sab 29 giugno 2024 alle 10:15 / Fonte: TuttoSport
Autore: Andrea Bigetti
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