Sabato 20 aprile, sono circa le 22 e 30. Un'incornata di Coppola ha appena regalato all'Hellas Verona una vittoria pesantissima su una impaurita Udinese, che piomba al ter'ultimo posto a pari(de)merito con il Frosinone. La dirigenza decide che è il momento di dare un drastico strattone al timone: mister Gabriele Cioffi fa le valigie, si riparte da capo.

I nomi per il papabile sostituto sono tanti, ancor di più quelli che per un motivo o per un altro rifiutano. Infine l'ufficialità: in panchina siederà Fabio Cannavaro. Qualcuno storce il naso: ha allenato poco, soprattutto in Cina dove il contesto è ben diverso e in Italia non ha lasciato un bel ricordo. Altri invece capiscono subito che è la scelta giusta: in conferenza stampa non si perde in discorsi inutili, va dritto al sodo. E con la faccia cattiva, quella di chi sa di essere arrivato in una situazione critica e sa ancora meglio di essere lì perché crede di poterla risolvere.

In 5 partita cambia la testa alla squadra. Zero spazio per paura o indecisione: chi va in campo deve avere la testa sgombra. Certo, c'è ancora tanta ruggine e si vede in quell'Udinese-Roma di 20 minuti in cui Ferreira preso dal panico spazza in corner un pallone semplice semplice di Walace. Da quell'errore arriverà poi il gol di Cristante. Cannavaro non si perde d'animo. Alza l'asticella dei suoi, si aspetta maggiore attenzione e inizia subito a preparare la gara di Bologna, la prima su cui veramente può avere impatto. Risultato? Rossoblù in grandissima difficoltà, sotto per quasi tutti i 90 minuti. Ma friulani ancora beffati dall'errore di Okoye e dal palo di Davis. 

Ecco, Davis. L'oggetto misterioso del mercato bianconero. Mai visto sul rettangolo verde prima dell'arrivo del tecnico partenopeo, diventa una pedina imprescindibile nelle ultime uscite. "Avrò bisogno di tutti", aveva detto Cannavaro. Anche perché con Thauvin ai box e Pereyra su una gamba sola in attacco le opzioni si erano ridotte all'osso. La paura è un veleno che circolava ampiamente nello spogliatoio dell'Udinese, l'approccio dell'allenatore è stato l'antidoto perfetto. A gara in corso l'ingresso di Success e Davis permette ai bianconeri di riacciuffare il Napoli all'ultimo respiro. Finalmente non si perdono punti al fotofinish, ma li si strappa. La testa finalmente è un'altra e si va a Lecce con coraggio: 2-0, prima finale vinta.

Con l'Empoli ancora una volta l'incubo dei finali sembra mandare al tappeto i bianconeri: l'ingenuità di Samardzic al 90' manda dal dischetto Niang, Okoyue tocca ma non basta. Sembra finita. E invece fino all'ultimo istante la squadra ci crede e lo stesso Samardzic sistema le cose, sparando all'incrocio il rigore più pesante della stagione. Ci si gioca tutto all'ultima giornata. La squadra però è viva, perché ha il motivatore giusto: "Quando ho firmato ci davano tutti già per morti ma ci siamo arrivati ancora in corsa. È una montagna da scalare pazzesca ma dobbiamo mettere la bandierina sopra", dirà così in conferenza stampa alla vigilia della trasferta a Frosinone. La partita è folle: Okoye para tutto, la traversa ferma Soulé e poi Davis, l'uomo della provvidenza, premia la fiducia del mister. Premia il coraggio di cambiare, di giocare con due punte, perché la sponda è di Lucca. E vince la partita, salvando una stagione.

Cannavaro si è meritato senza alcun dubbio la riconferma. Ha dimostrato di avere un impatto mentale clamoroso, di poter trascinare i suoi giocatori e soprattutto di saper coinvolgere tutti. Certamente non è il profilo più esperto sul panorama della Serie A, ma negli ultimi anni l'Udinese ha sempre puntato su profili nuovi, spesso subentrati a stagione in corso: Gotti e Cioffi ne sono solo due esempi.

Questa volta c'è però una squadra da ricostruire, perché non si può pensare di rischiare così grosso anche l'anno prossimo e allora forse qualche domanda in più bisogna comunque farsela. Cannavaro ha dimostrato di essere un traghettatore formidabile, ma se si vuole ripartire e porre basi solide forse il profilo adatto è quello di un tecnico più "maestro" di calcio, uno che possa dare un'impronta precisa alla squadra e farla giocare in un certo modo. Dipenderà tutto dal percorso che la Società ha in mente per il 30esimo anno consecutivo in Serie A.

Sezione: Focus / Data: Mar 28 maggio 2024 alle 11:12
Autore: Gabriele Foschiatti
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